sabato 26 dicembre 2020
La stagione che verrà
domenica 6 dicembre 2020
Il mio pensiero fisso
Eccoci qui, alle soglie delle vacanze natalizie, divisi tra zone gialle, rosse e arancioni, con tante incertezze e ben pochi punti fermi per la stagione che verrà. I veri problemi in questo momento sono altri e non mi stancherò mai di dirlo, ma dato che non sono un medico, un virologo o un politico non credo di essere la persona giusta per parlare di virus e pandemia. Lo fanno già in tanti, sui social e per strada, lo fanno già in troppi. Quello che posso fare io, al massimo, è raccontarvi come mi alleno, e con che spirito sto affrontando tutto questo.
Vivendo in Lombardia mi sono trovato di fatto a non potermi allenare outdoor, nonostante la fine di novembre ci abbia regalato giornate di sole e caldo. La risposta più ovvia, come era già accaduto a marzo, sono stati i rulli. Sono tornato a Watopia e buona parte delle ore di bici previste le ho passate così. Non tutte però: ho dato (finalmente...) una bella pulita alla bici da gravel e ho cercato di usarla un paio di volte la settimana per andare al lavoro. Nel mio caso significa fare 25 km all'andata e altrettanti al ritorno, non proprio pochissimi, e sicuramente abbastanza per rompere la monotonia del training indoor.
L'altro grande focus, come sempre d'inverno, è la palestra. Ecco, con la palestra è tutto un po' più difficile... Teoricamente, siccome sono un "atleta tesserato iscritto a gare di rilevanza nazionale eccetera eccetera" potrei accedere alle strutture ed allenarmi; di fatto nessuna palestra della mia zona apre solo per noi tesserati, e non gliene posso certo fare una colpa: il gioco non varrebbe la candela... Poco male, comunque: allenare la forza massima senza avere a disposizione neanche un bilanciere ha decisamente stimolato la mia creatività e quella di Cesare che come sempre, da esperto del settore con Total Sport Lab, mi dà ottimi consigli in questo senso. Per il primo periodo (quello diciamo di preparazione) mi sono organizzato con un mix di casse d'acqua, manubri e kettlebell, mentre nelle ultime due settimane mi sono reso conto di quanto sia utile avere una compagna con il fisico da passista. Ho usato direttamente Silvia al posto del bilanciere e, sempre con l'aggiunta di qualche pesetto, sono arrivato al carico che mi serviva.
Ma perché fare tutto questo, perché non starsene tranquilli sul divano, perché non lasciare che sconforto e depressione prendano il sopravvento, perché non godersi il caldo abbraccio della pigrizia? Ecco, io la tentazione di lasciarmi andare non ce l'ho mai avuta, un po' perché sono un tipo di quelli che non riescono mai a stare fermi, un po' perché, ormai lo sapete, ho un vero e proprio pensiero fisso. Tra pochi mesi, infatti, arriverà il momento della gara che aspetto da quando ho scoperto il mondo dell'Ultraendurance: la Race Across Italy, con i suoi 775km. Era il 2015, avevo appena ripreso con la bici e avevo portato a termine solo 3 giri oltre i 100 km; eppure, in un istante, è scattata la scintilla. Ho capito che quella era la mia strada e in un attimo la RAI è diventato il mio obiettivo più grande. Amore a prima vista, viene da dire: adesso che ci siamo quasi allenarmi è proprio la cosa che mi pesa di meno.
sabato 31 ottobre 2020
Aspettando il lockdown
giovedì 8 ottobre 2020
Time Trial: fuori forma in collina
sabato 5 settembre 2020
UltrApuane: le conferme che cercavo
Ed eccomi qui, a nemmeno due mesi dall'esordio nel mondo dell'Ultracycling, a raccontare com'è andata la mia terza gara. Se la Dolomitica 380 è stato il grande rito di passaggio e la 24 Ore del Montello mi ha fatto scoprire la gioia del podio, l'UltrApuane mi ha dato le conferme che cercavo.
Al via non ero così sicuro di poter fare bene: da una parte tre gare così impegnative in poco tempo non sono facili da preparare, dall'altra la concorrenza era spietata. Invece la gara è andata via liscia come l'olio, e questa è la prima certezza che mi porto a casa: ho imparato abbastanza bene a gestire queste distanze. Niente crisi, niente alti e bassi, tutto sotto controllo. Ma vi racconto com'è andata...
Si parte da Lucca, città che amo in una regione che adoro: gareggio sul percorso Experience, che prevede 350km e 7000m di dislivello, su e giù tra le colline tra Emilia e Toscana. Il tracciato è molto diverso da quelli che ho affrontato finora, estremamente vario e molto divertente: lunghi tratti pianeggianti, salite aspre e cattive, altre salite costanti e pedalabili, falsopiani di ogni tipo. Bello bello, insomma, ma non c'è da dimenticare che per i veri ultracycler c'era anche il percorso Challenge, da ben 750km e 17000m di dislivello. Duro, anzi durissimo.
Partenza alle 14:18 (scaglionati come sempre in queste competizioni): imposto il cruise control e nella prima ora recupero un paio di concorrenti. Strano, di solito le prime ore non sono il mio forte. Le quattro ore successive sono le più rognose: fa caldo, fa caldissimo, ma mi impegno a pensare che passerà e a trovare le fontanelle sul percorso. Mi superano Michele Verdoja e Giovanni Rossi, ma resto fedele al mio ritmo costante. Al km 153 c'è l'unica Time Station prevista, dove trovo Verdoja, Cirillo e una mia vecchia conoscenza dei tempi delle Granfondo: Walter Tortoroglio, partito 8 minuti prima di me.
Riparto dopo una sosta brevissima e mi ritrovo terzo, alle spalle di Pesciaroli, che tiene un ritmo pazzesco, e Rossi, che non scherza nemmeno lui. Sulla prima salita dopo la TS Walter mi riprende e da lì in poi continuiamo praticamente sullo stesso ritmo, pur mantenendo la distanza imposta dal regolamento per evitare il vantaggio della scia. E niente, i 190 km successivi, pur essendo i più duri, passano via veloci e senza grandi drammi: piove, smette di piovere, si sale, si scende e le ultime 9 ore di gara mi sembrano un attimo. Intorno al 175° km Rossi si ritira, mi ritrovo secondo e vedo il margine su Verdoja e Cirillo che si allarga sempre più, mentre mi avvicino, anche se ormai senza più speranze, a Pesciaroli.
Arrivo a Lucca con un gran sorriso stampato in faccia: a mezz'ora da Pesciaroli, pochi secondi prima di Walter e con più di un'ora di vantaggio su Verdoja e Cirillo. Insomma, meglio di così non poteva andare: due podi in tre gare non me li aspettavo proprio...
venerdì 7 agosto 2020
Come un pesce nell'acquario - 12h del Montello
domenica 12 luglio 2020
Finalmente ultra - La Dolomitica 380
lunedì 15 giugno 2020
Ricominciare
Poi finalmente le cose sono migliorate, i confini sono stati riaperti e ho ricominciato a pedalare: non solo per il piacere di sentirmi libero, per riscoprire i luoghi che amo e per andare a caccia di nuovi panorami ma anche, forse soprattutto, per continuare sulla strada intrapresa, e arrivare pronto alle gare che mi aspettano. Sul fronte agonistico, infatti, sono arrivate buone notizie: se il ciclismo "classico" non riprenderà fino al primo agosto, l'ultracycling non ha bisogno di aspettare, visto che le lunghe cronometro individuali, con tanto di divieto di scia, sembrano fatte apposta per soddisfare le nuove regole sul distanziamento sociale. La Dolomitica 380 è stata confermata per il primo weekend di luglio, e di conseguenza ogni mio sforzo è andato in quella direzione. Anche perché non si tratta esattamente di una passeggiata: tra le gare che avevo in programma è di gran lunga la più dura, con un Everest abbondante da scalare e parecchie ore di buio da affrontare.
Dal punto di vista dell'allenamento, a poco più di due settimane dal via, devo dire che non avrei potuto fare di più, e che sono davvero felice dei passi avanti di quest'anno. Al di là dei numeri, che comunque sono i migliori di sempre per me, sono le sensazioni ad essere ottime. Mi sono testato su alcuni lunghi con parecchio dislivello e meglio non potrebbe andare: trovarsi gasato, fresco e con tanta voglia di continuare ad allenarsi dopo 15 ore in sella è qualcosa di difficile da spiegare, ma bellissimo da vivere. Certo, rispetto a tanti ultracycler che seguo sono indietro anni luce, ma il segreto per vivere bene lo sport è darsi degli obiettivi raggiungibili: mi accontenterei di tagliare il traguardo di Sarmede, non importa a quante ore dal primo classificato.
Dopo il timore della notte, questo weekend ho superato anche lo scoglio della privazione del sonno: venerdì sera sono uscito in bici alle dieci di sera e sono rientrato alle 4 del pomeriggio. 15 ore di allenamento (pause escluse) e 30 ore senza dormire: anche in questo caso sensazioni bellissime e difficili da spiegare.
Non ho nient'altro da raccontare. Non ho frasi ad effetto come altre volte, non ho riflessioni profonde da condividere. Ho solo voglia di scoprire dove mi porterà le bici.
domenica 26 aprile 2020
Tipi da Zwift
- Gli Zwifters duri e puri: hanno rulli che costano più delle loro biciclette, un sistema di ventilatori ottimizzato, connessioni internet paragonabili a quelle del Pentagono e una collezione di chiavette Ant+. Usano Zwift da quando in tutta Watopia c'erano 9,8km di strade percorribili e guardano con malcelato disprezzo gli appartenenti alle altre 4 categorie.
- Quelli che non mollano: prima della quarantena per loro i rulli erano creature mitologiche provenienti da dimensioni parallele, o al massimo strumenti demoniaci che corrompevano Il Vero Ciclismo. Ai tempi del Covid sono venuti a patti con la coscienza, si sono accaparrati dei trainer smart a prezzi stratosferici e adesso zwiftano tutti i giorni, più volte al giorno, perché NON POSSONO MOLLARE, loro. Fanno almeno 5 gare a settimana, iscrivendosi casualmente alle categorie, dato che gli unici Watt di cui hanno sentito parlare sono quelli del microonde. Dal 15 marzo sono in overtraining, ma proprio per questo hanno rivalutato il ciclismo indoor, di cui ormai sono grandi fan. Perché Il Vero Ciclismo è Sofferenza, in fondo, no?
- I Pro: categoria a parte, tra i pochi ad avere valori w/kg realistici. Se la ridono di tutti gli altri, si divertono e sono felici, perché tanto con tutti i km che hanno fatto in carriera hanno endorfine almeno per 3 o 4 anni.
- Quelli che barano: categoria diffusissima, e caratterizzata da ampia variabilità. Il rappresentante medio comunque è sulla cinquantina, alto un metro e settantacinque per 80 kg, con faccia porcina e capello unticcio. Il suo avatar invece è un incrocio tra il Brad Pitt dei tempi migliori e Tom Doumulin, ma con una decina di kg in meno. Il giretto di scarico lo fanno a 7 w/kg, disdegnano il cardiofrequenzimetro e per rullo smart intendono un rullo integrato con un decespugliatore. Battono regolarmente i pro, talvolta pedalando con una gamba sola, mentre mangiano le lasagne di zia Carmela. Se in chat gli nomini Zwiftpower spariscono, come per magia.
- I fissati: passano intere giornate a bilanciare le tabelle del nutrizionista sulla base della nuova routine del lockdown, a chattare col preparatore per adattare le schede di allenamento e a compulsare Training Peaks. Da settimane usano Zwift solo per allenarsi, perché hanno fatto una gara a inizio quarantena e le hanno prese da tutti, anche da quelli che non mollano (che ancora non erano in overtraining). La botta psicologica è stata forte, ma dopo qualche giorno di ascetismo mistico a 400 kcal/die hanno accettato questo mondo ingiusto, popolato da esseri indegni come quelli della categoria 4, e hanno trovato un precario equilibrio tra depressione, sconforto e disturbi ossessivi.
sabato 11 aprile 2020
Un mese di rulli
venerdì 3 aprile 2020
Arrivederci RUR
venerdì 20 marzo 2020
Resilienza e quarantena
giovedì 5 marzo 2020
Il virus e il silenzio
lunedì 3 febbraio 2020
Pesi e tabelle
Così da dicembre ho iniziato con la sala pesi tre volte a settimana, lasciando la bici quasi nel dimenticatoio, se escludiamo la Rapha Festive 500. L'idea di mettermi a sollevare bilancieri non mi attirava molto, ma con un po' di impegno sono riuscito a vincere la mia innata antipatia nei confronti dello sport indoor e alla fine, tra uno squat e l'altro, mi sono addirittura divertito. Gran parte del merito va alle schede del buon Cesare, che comprendevano un sacco di esercizi divertenti: in bilico sulla fitball, in bilico sulla bosu, in bilico su una gamba sola, insomma, per tre quarti d'ora buoni a settimana mi sono trovato a fare il funambolo, con la gente che mi guardava strano.
Sarà tutta un'altra stagione, insomma, la prima davvero al top delle mie possibilità. E poi mi annoio a fare sempre le stesse cose: in bici, come nella vita, senza un po' di novità non c'è gusto!