sabato 27 luglio 2019

I kilometri e l'istinto

La mia lunga vacanza è quasi finita: da giovedì prossimo indosserò la divisa e comincerò col nuovo lavoro, dopo due mesi esatti di pausa. Mi serviva questo periodo, per riprendermi dagli ultimi anni (che sono stati assai pesanti) e per prepararmi a questa nuova avventura. Mi servivano anche ciclisticamente, perché anche la mia vita sportiva è arrivata a un bivio, in questo 2019.
Il triennio 2016-2018 l'ho dedicato al 100% alle Granfondo, ma siccome sono un tipo volubile è arrivato il momento di cambiare,  e per parecchi motivi.

Primo: di GF ne ho fatte quasi 40, e quelle nella mia zona ormai le conosco a memoria. 

Secondo: in gara ho visto troppi incidenti, e troppi incidenti brutti. Se da una parte una percentuale non trascurabile dei corridori si prende rischi assurdi per un duecentesimo posto, dall'altra spesso è l'organizzazione delle singole gare che lascia a desiderare. Partecipare a una GF medio-piccola è un terno al lotto: magari tutto gira per il verso giusto, magari trovi le macchine in contromano dopo 15 km.

Terzo: preparare seriamente una stagione di granfondo, anche se sei un brocco come me (miglior piazzamento, ricordiamolo, 72° assoluto, 6° M1...) è un impegno totalizzante: allenamenti mirati, carico, scarico, tapering, picchi di forma e via dicendo. Tutte cose che mi piacciono da morire, ok, ma che lasciano poco spazio a quel mix di agonismo e divertimento che puoi trovare in altre gare, come ad esempio quelle del GT Mediofondo.

Quarto: le granfondo, parliamoci chiaro, sono una sfida col coltello tra i denti, non importa se arrivi primo o trecentesimo. A  me piace da matti mettermi in gioco, anche se le prendo sempre: mi piace arrivare a venti minuti dal primo e stringergli la mano, mi piace fare la volata per il novantesimo posto, mi piace vivermi tutto un campionato cercando di essere regolare, e magari anche portare a casa qualche risultatuccio, come il podio di categoria dell'anno scorso in Coppa Piemonte (per la cronaca, di gran lunga il circuito granfondistico con la miglior organizzazione tra quelli a cui ho preso parte). Però la sfida contro gli altri non è tutto: ho voglia di sfidare anche me stesso.

Quinto: la cosa che mi è mancata di più, in questi anni, sono stati i kilometri. Le GF sono lunghe, ok, ma per me le sensazioni più belle, in bici, sono quelle che trovo dopo 5, 6 ore in sella, e a quel punto il 90% delle gare è già finito. L'anno scorso non ho fatto nemmeno un giro oltre le 8 ore: La Fausto Coppi, chiusa in 7 ore e 10, è stato il giro più lungo, e anche in assoluto il più bello dell'anno. Sono arrivato a sentire il bisogno di tornare alle lunghe sgroppate che facevo qualche anno fa, me lo diceva l'istinto che le lunghe distanze erano quello che mi serviva. Ho sfruttato questi mesi di pausa anche per questo.

Non sono mai stato una persona avventata e non lo sarò mai: non ho deciso di punto in bianco di mettermi a pedalare su lunghe distanze, ho semplicemente aperto la mia mente a questa possibilità. Provo ad avvicinarmi a questo tipo di ciclismo, mi sono detto, vedo com'è, vedo se mi piace, capisco se fa per me.

Il primo passo è stato un giro da 8 ore e 208 km, collinare, con Silvia. Tutto ok.
Poi sono partito per il Monferrato, chiedendomi: mi piacerà passare 4 giorni in bici? La risposta è stata sì, e di bestia.
Ma il giorno più bello del mio weekend lungo è stato quello della Monsterrato, con quasi 10 ore in bici, e allora mi sono chiesto se non fosse il caso di provare qualcosa di più impegnativo. La risposta me l'ha fornita Instagram, dove ho trovato quei fulminati di Assault To Freedom, che propongono sfide a metà tra il ciclismo e l'ultracycling, toste e divertenti: una scusa per spingersi oltre i propri limiti, per vedere posti nuovi, per fare i pirla nelle Stories.

Il primo Assault che ho affrontato è stato Meters Matter, nella versione "semplice": 300 km, in un unico giro, con minimo il 70% del tempo totale in sella. Una bella scusa per costeggiare il Lago di Como, esplorare le colline tra Brianza e Varesotto e addentrarmi nella bassa Vercellese, abbondando anche, e parecchio, col kilometraggio: 350 km in 16 ore totali. Bello, bellissimo, 'na figata, ne voglio ancora.

L'Assault numero due è stato più duro, e mi sono anche complicato la vita: i 5000 metri di dislivello di Altitude Attitude li ho fatti tutti sulla stessa salita, Calogna, in un mini-circuito da 7,1 km e più o meno 220 m di dislivello. 23 giri, 211 km, 13 ore abbondanti con solo il 12% del tempo giù dalla bici. Il caldo è stato terribile, ma sono comunque sopravvissuto abbastanza bene da voler tentare un'altra impresa.

Ma quale? La risposta più ovvia sarebbe The Real Assault: 24 ore in sella su un massimo di 36, giusto per completare le tre sfide proposte da Stefano and friends nella "versione base". Ma settimana prossima non ho tempo e sinceramente ho bisogno di un po' di scarico: rimanderò, mi sa. Tanto non mi corre dietro nessuno! 

giovedì 11 luglio 2019

Cambio di vita

Sembrerà strano, ma non parlerò molto di bici, in questo post.
A differenza degli anni passati, in questi primi mesi del 2019 gare e allenamenti non sono stati affatto al centro dei miei pensieri, tutt'altro. Mi sono trovato, insieme a Silvia, ad affrontare uno dei periodi più complicati e tosti di sempre: abbiamo deciso di cambiare totalmente vita, lasciando un mondo, quello della ristorazione, che ci ha dato tanto ma stava schiacciando noi due e il nostro futuro. Dopo più di 7 anni abbiamo chiuso il nostro bistrot, salutando con un po' di commozione tante persone che da clienti, col tempo, si sono trasformati in amici. 10 ore di lavoro al giorno sempre di corsa, la sveglia molto prima dell'alba, non avere nemmeno il tempo di sedersi per pranzare a mezzogiorno, non poter immaginare un futuro diverso per la nostra famiglia. Questi e molti altri sono i motivi che ci hanno fatto dire basta, senza rimpianti, senza ripensamenti e soprattutto senza debiti, condizione non da poco, quest'ultima, che mi permette di aggiungerne altre due: con leggerezza e con il sorriso.
Ci siamo dati da fare e Silvia ha trovato lavoro in pochissimo tempo: il 31 maggio abbiamo chiuso l'attività, il 3 giugno ha iniziato a lavorare. A me è andata anche meglio: non solo ho trovato esattamente il lavoro che volevo e proprio nel posto a cui puntavo di più, ma inizierò solo il primo agosto, e un paio di mesi di pausa mi servono proprio. Perché se dal lato pratico questo cambio di vita è andato via liscio come l'olio, sul piano emotivo, per me che in questo senso sono praticamente una ragazzina di quindici anni, è stato decisamente impegnativo.

Passiamo alle cose serie: cosa farò. Dopo sei mesi passati più sui libri che in bici, dopo una bella serie di concorsi pubblici che assomigliavano da morire alle mie gare di quest'anno (spesso sul podio, ma mai vincitore), alla fine sarò assunto da un Comune non troppo lontano da casa, un Comune bellissimo, sulle sponde del Lago che amo tanto. Entrerò in servizio il primo agosto e sarò agente di Polizia Locale, e qui torniamo alla bici, perché l'idea di entrare nelle forze dell'ordine non mi sarebbe mai venuta se non mi avessero investito mentre mi allenavo, a novembre, e se sul posto non fosse intervenuto un agente capace, che ha trovato i testimoni, ricostruito l'accaduto e fatto il suo dovere con responsabilità e diligenza. È stato allora che ho iniziato a pensare che quello potesse essere un mestiere adatto a me: un lavoro estremamente vario, che si svolge in buona parte all'aria aperta, dove serve usare la testa ma non stai 8 ore al computer. E soprattutto un lavoro che mi permetterà, nel mio piccolo, di essere utile al prossimo, di servire la comunità.

E questo è tutto, più o meno. Dal primo agosto vestirò la divisa, e se ci penso non mi sembra vero. La vita prende pieghe davvero inaspettate, e questa è una cosa bellissima.

Tornando alla bici... A giugno ho pedalato parecchio. 1756 km, col viaggio in Monferrato che resterà tra i miei ricordi ciclistici più belli. Ho saltato la penultima prova del GT Mediofondo, questa domenica, a causa lieve malessere, ma il campionato ormai era andato: Davide Lorè aveva già un buon vantaggio, è in forma strepitosa e sono contento di giocarmi il podio alle sue spalle. Ultima prova a inizio settembre, sulla salita di Comnago. Fino ad allora niente gare, e avere un sacco di tempo libero per me vuol dire solo una cosa: fare km, a partire dai 300 che mi sparerò a inizio settimana (credo martedì) per l'Assault To Freedom. Perché quella degli extralunghi è una mia fissa da anni, e mi sa che è arrivato il momento di dedicarmici seriamente. Ma di questo parleremo un'altra volta.