Se tra i vostri amici di Facebook ci sono tanti ciclisti l'avrete notato: l'ultima settimana dell'anno e i primi giorni del 2019 sono stati tutto un pullulare di post, foto e video relativi alle... STATISTICHE. Tutti condividono quanti km hanno fatto, quante uscite, quanto dislivello, quante gare, quanti piazzamenti, quanti podi, quante vittorie. Ecco, se non siete dei ciclisti competitivi tutto questo può sembrarvi assurdo: una sfilza di dati di cui non frega niente a nessuno, un modo un po' naif per darsi un tono, un chiaro sintomo di disturbo ossessivo. Eppure, fermatevi un attimo: se un gran numero di sportivi ci tiene così tanto, ai numeri, ci sarà pure un motivo.
E in effetti c'è. Perché dietro a quei numeri ci sono degli uomini e delle donne che fanno spesso dello sport la loro prima passione, e non è facile spiegare cosa sia questa passione a chi lo sport non lo pratica, o a chi non ha velleità agonistiche. La passione è quella cosa che ti fa alzare presto al mattino per andare a correre, che ti fa salire in bici dopo il lavoro, quando sei stanco, per fare km e seguire noiosissime tabelle, che ti fa uscire anche se piove, anche se fa freddo, che ti fa seguire un regime alimentare rigido per mesi, senza sgarri, che ti fa sacrificare le domeniche per andare a 200 km di distanza e attaccarti un numero sulla schiena. Noi che facciamo granfondo siamo gente che si fa 10, 20, 30 mila km all'anno. Sono tra le 500 e le 1500 ore all'anno in sella, e poi ci sono quelle in palestra, lo stretching, le ore dal preparatore, dal meccanico, dal biomeccanico. Tutto questo per tagliare il traguardo di una gara di cui la maggior parte del mondo non sa nulla, magari in quarantesima posizione, magari in duecentesima. E per molti di noi un duecentesimo posto è già un successo.
Perché tutto questo? Perché una vita di routine non ci basta, perché al di là di un lavoro tranquillo e degli affetti familiari abbiamo bisogno del brivido, della sfida, della fatica, di quella sensazione unica che provi quando tagli il traguardo e pensi ce l'ho fatta. Pensate sia strano? Invece non c'è niente di più atavico, di più primordiale, di più profondamente umano di quelle sensazioni. Se corri l'adrenalina della gara è, semplicemente, quella cosa che ti fa sentire te stesso, e non importa se ti giochi la vittoria o se arranchi a un'ora e mezza dal battistrada.
Non per niente alle granfondo ci presentiamo in mille, duemila, cinquemila, dieci o dodicimila negli eventi più prestigiosi. Dietro a tutti quei numeri c'è anche questo: un popolo che si muove, spesso con le famiglie al seguito, e che di conseguenza muove un bella quantità di soldi. Un popolo fa girare l'economia, che riempie gli alberghi e i ristoranti dei territori dove si corre, che quei territori spesso li vuole conoscere, vivere, e fruire anche al di là della bicicletta.
Magari siamo fastidiosi, con tutti quei post che snocciolano numeri, medie, kilometri e prestazioni di cui non frega niente a nessuno, magari siamo un po' ingenui, un po' naif, un po' infantili ad emozionarci per un piazzamento nei primi cento in una gara amatoriale. Piccole soddisfazioni, buone prestazioni, tempi sulle salite: tutti quanti abbiamo raggiunto qualche obiettivo, quest'anno, e sapere di avercela fatta, anche in qualcosa di piccolo, anche in qualcosa di minimale, ti fa sentire fiero di te, ci sprona a migliorare, ci fa vivere meglio. Non prendeteci troppo in giro, per piacere, sopportateci piuttosto, e magari provate a prendere esempio: perché vivere con una passione, con una passione forte, che ti scalda il cuore anche quando fuori piove e fa freddo, fidatevi, è fottutamente bello.
Ma veniamo alle cose importanti: lo so che state aspettando con ansia le mie statistiche, miei numeri, i miei risultati. Vi accontento subito.
I miei obiettivi per il 2018 erano: 12000 km, arrivare nei primi 100 della classifica assoluta di una GF almeno una volta, chiudere una volta nei primi 10 di categoria e finire tra i premiati in Coppa Piemonte.
I 12000 km li ho raggiunti per il rotto della cuffia, nonostante il lungo stop per colpa dell'incidente. Con le gare è andata meglio: 14 Granfondo, tutte portate a termine sul percorso lungo (tranne la Lago Maggiore, dove ho fatto da gregario a Silvia sul medio), 7 piazzamenti nei primi 100 e 4 nei primi 10 di categoria. Miglior piazzamento il 72° posto a Salice Terme, decisamente la mia gara migliore: lì ho chiuso al 6° posto nella mia categoria, e soprattutto ho vinto il Giro delle Regioni CSAIN Nord-Italia Fondo, portandomi a casa una maglia di campione che resterà sempre tra i miei ricordi più cari. La Coppa Piemonte l'ho chiusa con un incredibile (e fortunato) 2° posto di categoria, mentre in Coppa Liguria (campionato che ho scelto di affrontare solo per prepararmi bene alla Coppa Piemonte) sono finito 4°. Molto più di quanto un brocco come me poteva aspettarsi in tutta la sua carriera ciclistica, considerando che ho iniziato con la bici nel 2014, a quasi trent'anni. E anche qui ci sarebbe molto da dire: è proprio vero che lo sport è per tutti, e che con un po' di impegno tutti si possono prendere delle piccole soddisfazioni.
Un'ultima nota, per chi ama i numeri: i social hanno capito benissimo che dietro ad ogni sportivo c'è una decisa e malcelata tendenza ossessiva. Strava ti propone un video con tutte le tue statistiche e una serie di curiosità sugli utenti in generale: dove si corre e si pedala di più, la lunghezza media dei giri e delle corse, i cibi che compaiono di più nelle descrizioni delle attività, le foto più belle, gli atleti più interessanti, le storie più incredibili e mille altre cose. Un po' di curiosità le trovate a
questo link: se siete iscritti al social da qui potete creare il vostro video, ma più in basso sulla pagina ci sono tutti i dati sulla comunità. Io, che sono un ciclista ma soprattutto un ossessivo, queste cose le amo alla follia.