domenica 24 febbraio 2019

Be ambassador? B.BIKE!


Ormai sono un po' dappertutto. Su Instagram e YouTube, su Facebook e magari per strada, vi sarà capitato di incappare in qualche ambassador, testimonial, ragazzo  immagine o influencer. Anch'io, nel mio piccolo, sono entrato a far parte di questa categoria. Vi racconto com'è andata.

Già che sono in giro in bici una decina di ore a settimana, già che faccio gare, mi alleno ed esploro, mi sono messo da qualche anno a documentare quel che faccio sui social. Instagram soprattutto, ma anche gli altri. Non lo faccio per darmi un tono, per autocelebrarmi, per menarmela. Semplicemente racconto quel che faccio e quel che vedo, e col tempo il pubblico che mi segue si è pian piano allargato. Non numeri da capogiro, ma qualche migliaio di followers veri, e non comprati al mercato nero dei bot e della Cina. Dal mare magnum del social-marketing sono iniziate ad arrivarmi delle proposte di collaborazione. Non molte e quasi sempre assai dubbie, ma a un certo punto mi sono detto: perché non provare a propormi io, in prima persona, ad un'azienda che mi interessa?
Ho pensato subito a BBIKE. Un brand italiano al 100% e con sede a due passi da casa mia, un marchio, soprattutto, che propone prodotti di qualità, prodotti che mi piacciono. Tre anni fa, quando correvo per il Velo Club Sestese, erano loro a fornirci l'abbigliamento, e molti dei capi di allora li uso ancora adesso, dopo decine, forse centinaia, di uscite. La salopette con il fondello verde (ho scoperto l'altro giorno che è il modello Phantom), è da tre anni il mio capo preferito per le uscite lunghe: cinque, sei anche sette o otto ore non sono mai un problema.
Così ho deciso di buttare giù una mail e di presentarmi, con poche speranze a dire il vero, perché i veri influencer hanno ben altri numeri. Invece mi ha risposto Debora, responsabile commerciale, ci siamo incontrati e conosciuti, ci siamo trovati in sintonia, insomma: non importa quanti follower hai, mi ha detto, l'importante è che siano veri.
Ecco, questo è quello che mi piace di questa collaborazione: che si basa sulla realtà vera, quella del sudore e del divertimento, della fatica e dei sorrisi, non sulla realtà virtuale di selfie in posa e addominali in bella vista.
L'altra cosa che mi piace, poi, è la collezione estiva B.BIKE 2019: ho visto il design dei vari prodotti ed è proprio figo. Se volete farvi un'idea, qualche anticipazione la trovate sul profilo Instagram dell'azienda, ma per i modelli in carne ed ossa ci sarà da aspettare ancora qualche settimana.
Altra bella notizia: con me in quest'avventura ci sarà Silvia @il_bubide Fracchiolla, la mia compagna nella vita e in sella, che indosserà la bellissima collezione donna. Fate un giro sul suo profilo Instagram!
Pensate che abbia finito? Invece no!


In collaborazione con Novo Cicli, da lunedì avrò la possibilità di testare per qualche giorno la nuova Giant Propel Advanced Pro 1: post, recensioni, video e stories non mancheranno! 

lunedì 11 febbraio 2019

Traumatico Ciclocross

Era da un po' che avevo in mente di provare una gara di Ciclocross, per cambiare un po', per provare un tipo di competizione del tutto diverso, magari con la prospettiva di un autunno-inverno da dedicare a questa disciplina, che fino a ieri ho sempre visto solo in TV.
Così in una fresca domenica di febbraio mi metto in macchina, sotto una pioggerella noiosa, solo soletto con Gnukka (è così che ho battezzato la Toughroad), per raggiungere Auzate, frazione di Gozzano che sembra un pezzetto di Belgio in terra italiana. Qui infatti, oltre alle gare di CX, c'è anche una delle squadre più organizzate della zona.
Parcheggio e vado a iscrivermi, tutto trullero e fiero dei miei 4 Watt per Kg, che su strada non mi fanno vincere, ok, ma almeno mi permettono di difendermi. Trovo un paio di amici, monto la bici e via per un paio di giri di ricognizione.
È un dramma da subito. 500 metri e c'è una discesa tecnica, che per gli altri è un passaggio appena un po' impegnativo, per me è pura follia. Mi cappotto malissimo nel fango, ma non mi dò per vinto e al giro successivo ci riprovo: mi scatoccio a pochi centimetri da un albero. Il terzo tentativo va meglio, grazie ai buoni consigli di Manuel, Kevin e Romina, ma decido comunque che in gara lo affronterò a piedi, il "tratto tecnico".

Arriva il momento del via, e siamo una quindicina nel mio scaglione, che comprende S1 ed S2. Sono ancora convinto di potermela cavare, penso ancora che le gambe possano compensare la totale mancanza di tecnica. Invece no. Alla prima curva sono ultimo e resto drammaticamente ultimo per tutta la gara, accumulando un ritardo epico. Al secondo giro perdo di vista il penultimo. Al terzo cado mentre cerco di risalire in bici dopo l'infida discesa. Al quarto giro i primi mi doppiano. Supero un paio di concorrenti di altre categorie, me la cavicchio sugli ostacoli, ma in tutto il resto del tracciato sono imbranato come una foca,  una cosa imbarazzante.
Comunque finisco la gara, e non sono nemmeno stanco. Il problema è proprio questo: non sono minimamente in grado di spingere a tutta per 50 minuti, dato che minimo minimo le gare che faccio durano tre ore e mezza, e io di solito vado bene nelle gare dalle 5 ore in su. Infatti il cardio dice 166 bpm medi. In una GF da 5 ore di solito faccio poco meno, intorno ai 160, mentre la soglia anaerobica ce l'ho a 178, ed è lì che dovrei stare, in una gara così corta. Solo che muoio, a fare 50 minuti in soglia...

Comunque figata. Non sono uno che si prende male a fare figuracce, quindi mi godo l'esperienza e mi diverto un casino. Chiudo 5° su 5 tra gli S1, mi porto a casa 2kg di riso come premio e 3kg di fango per ricordo.
L'anno prossimo, già dall'autunno, ci riprovo. Dovessi riuscire a non chiudere ultimo almeno una volta sarebbe un successo!