Eccomi qui, dopo quasi 6 settimane di pedalate sui rulli, a scrivere di gare virtuali. Avrei dovuto essere nel pieno del GT Mediofondo e a un mese dal debutto ultraciclistico della Romagna Ultra Race. Invece ho approfittato della settimana "di scarico" del mio programma di allenamento stravolto per fare delle gare su Zwift...
Ora, per chi non lo sapesse, il mondo di Zwift è composto, più o meno, da cinque categorie di ciclisti:
- Gli Zwifters duri e puri: hanno rulli che costano più delle loro biciclette, un sistema di ventilatori ottimizzato, connessioni internet paragonabili a quelle del Pentagono e una collezione di chiavette Ant+. Usano Zwift da quando in tutta Watopia c'erano 9,8km di strade percorribili e guardano con malcelato disprezzo gli appartenenti alle altre 4 categorie.
- Quelli che non mollano: prima della quarantena per loro i rulli erano creature mitologiche provenienti da dimensioni parallele, o al massimo strumenti demoniaci che corrompevano Il Vero Ciclismo. Ai tempi del Covid sono venuti a patti con la coscienza, si sono accaparrati dei trainer smart a prezzi stratosferici e adesso zwiftano tutti i giorni, più volte al giorno, perché NON POSSONO MOLLARE, loro. Fanno almeno 5 gare a settimana, iscrivendosi casualmente alle categorie, dato che gli unici Watt di cui hanno sentito parlare sono quelli del microonde. Dal 15 marzo sono in overtraining, ma proprio per questo hanno rivalutato il ciclismo indoor, di cui ormai sono grandi fan. Perché Il Vero Ciclismo è Sofferenza, in fondo, no?
- I Pro: categoria a parte, tra i pochi ad avere valori w/kg realistici. Se la ridono di tutti gli altri, si divertono e sono felici, perché tanto con tutti i km che hanno fatto in carriera hanno endorfine almeno per 3 o 4 anni.
- Quelli che barano: categoria diffusissima, e caratterizzata da ampia variabilità. Il rappresentante medio comunque è sulla cinquantina, alto un metro e settantacinque per 80 kg, con faccia porcina e capello unticcio. Il suo avatar invece è un incrocio tra il Brad Pitt dei tempi migliori e Tom Doumulin, ma con una decina di kg in meno. Il giretto di scarico lo fanno a 7 w/kg, disdegnano il cardiofrequenzimetro e per rullo smart intendono un rullo integrato con un decespugliatore. Battono regolarmente i pro, talvolta pedalando con una gamba sola, mentre mangiano le lasagne di zia Carmela. Se in chat gli nomini Zwiftpower spariscono, come per magia.
- I fissati: passano intere giornate a bilanciare le tabelle del nutrizionista sulla base della nuova routine del lockdown, a chattare col preparatore per adattare le schede di allenamento e a compulsare Training Peaks. Da settimane usano Zwift solo per allenarsi, perché hanno fatto una gara a inizio quarantena e le hanno prese da tutti, anche da quelli che non mollano (che ancora non erano in overtraining). La botta psicologica è stata forte, ma dopo qualche giorno di ascetismo mistico a 400 kcal/die hanno accettato questo mondo ingiusto, popolato da esseri indegni come quelli della categoria 4, e hanno trovato un precario equilibrio tra depressione, sconforto e disturbi ossessivi.
Ecco, io sono decisamente molto vicino alla categoria 5. Dalla depressione mi salvano solo gli anni di psicoterapia pregressi e il fatto che ne ho già prese tante, ma tante, nelle gare vere, che ormai non mi stupisco più di niente. Così qualche garetta l'ho fatta: ecco com'è andata.
Team Italy Specialissima Race
Gara di livello toppissimo, 37 km e mezzo con decine di pro, mazzi di under 23 e camionate di gente che bara. Mi iscrivo nella categoria A, anche se potrei correre nella B, perché la dignità non fa per me. In griglia ci sono Ciccone, Caruso, Bettiol, Colbrelli, gente tranquilla, insomma. C'è anche Alan Marangoni, e il tutto va in diretta sul canale di GCN Italia. Forse la diretta più divertente di sempre, sul celebre canale dedicato al ciclismo. Parto e do veramente tutto, anche se non sono proprio al massimo della forma. Chiudo 215°, a poco più di 6 minuti da Scaroni, primo dei pro. Non male, dai, quasi quasi provo una gara più lunga nel weekend, mi dico.
Zzcqualcosa, insomma, una gara polacca
Scelgo attentamente su Companion una gara lunga, con tanta salita e pochi iscritti. Il nome è impronunciabile, ed è l'ultima prova di una corsa a tappe di un cycling club polacco. 111km, 1685m di dislivello, sul percorso del Mega Pretzel. Il giorno della gara gli iscritti sono schizzati a quasi 600, con una ventina di pro tra cui un certo Warren Barguil. Bene, dai. Scendo in griglia comunque molto carico, pronto a godermi 3 ore e mezza di sgroppata. Pronti via, mi piazzo intorno alla 200a posizione, e dal 40° km inizio una lenta rimonta. Jungle, Epic Kom, Volcano, Hilly Kom, Jungle di nuovo: le gambe vanno proprio bene e salendo la seconda volta verso l'Epic Kom mi trovo intorno alla 155a posizione. Scollino con un ottimo gruppetto e... E niente, il Bluetooth mi fa ciao ciao e perdo il segnale dei rulli, che non si riconnettono finché non riavvio l'app. Gara finita. Dopo 99 km su 111. Mi consolo pensando che 2 ore e 56 minuti a 245 W medi ponderati non sono affatto male per uno che ha impostato il peso reale di 68 kg... Quelli del mio gruppetto arrivano a poco meno di mezz'ora dal primo, che è proprio Barguil.
Crit Race del tutto casuale
20 minuti dopo il ritiro alla gara polacca, in uno stato di trance agonistica inarrestabile, sono al via della prima gara che trovo, un circuito tipo a Londra, o forse a Richmond. Parto a tutta, sto a metà classifica con le gambe che urlano disperate e al decimo km perdo di nuovo il segnale dei rulli. Mi sa che c'è da aggiungere una sesta categoria a quelle sopra: quelli che proprio non ce la fanno.
Nota divertente: anche Silvia ha fatto una gara, per la prima volta. Categoria sole donne, over 68 kg: al via metà degli avatar aveva la barba e tre su quattro un BMI da ricovero per malnutrizione. Su 63 iscritti solo due risultano nelle classifiche ufficiali di Zwiftpower. Ovviamente Silvia vince. Dando 25 muniti alla seconda. C'è chi ce la fa, e chi no...