Ultima gara di una stagione che non doveva nemmeno partire e che invece è stata, per me, la più emozionante di sempre.
Una stagione cortissima, iniziata a luglio con l'
Ultracycling Dolomitica, e terminata settimana scorsa col
Time Trial di S. Pietro di Feletto. 12 settimane in cui ho azzardato 4 quattro gare di ultracycling: una follia, da un certo punto di vista, perché i margini per mantenere una buona forma senza rischiare l'overtraining erano davvero stretti. Ma la fame di gare era troppa: una fame che dura dal 2015, perché le granfondo non hanno mai placato il mio bisogno di ultracycling.
Così ho tentato l'azzardo: presentarmi in forma alla Dolomitica, salire un po' di condizione in vista dei
Campionati Europei, tenere fino all'
UltrApuane e chiudere in calando al Time Trial. Mi sono focalizzato molto sul recupero (anche più che sull'allenamento), le cose sono andate bene, e sono arrivati due podi inaspettati: ogni volta che guardo i trofei conquistati mi viene la pelle d'oca. Ma veniamo al Time Trial, che assegna il titolo di Campione Italiano Ultracycling: la gara jolly, affrontata senza pretese e senza grandi possibilità di fare bene.
Arrivo a Bagnolo stanco e un po' stressato, finalmente in ferie dopo un anno lavorativo a dir poco intenso. Il picco di forma è ormai un lontano ricordo: me ne sono accorto nelle ultime settimane di allenamento, non posso inventarmi nulla per rimediare e, di conseguenza, ho già la testa al 2021.
Il format è quello tipico delle gare timed: 6, 12 o 24 ore e un circuito da ripetere più volte possibile. Al via ci sono dei mostri sacri dell'ultracycling, soprattutto sulla 24 ore, con circa metà dei partecipanti che arrivano dall'estero. Io corro ancora una volta sulla 12 ore, e anche qui non si scherza: c'è Fabio Ciot, che mi ha battuto agli Europei, c'è Alessio Magarotto, che al Montello è arrivato dietro di me, ma davvero di poco. C'è Cesare Pesciaroli, che ha vinto l'UltrApuane Experience dandomi mezz'ora abbondante, c'è il Finlandese Olli Korhonen, out-sider dai numeri impressionanti, e c'è anche Paolo Braico, finisher alla Race Across Italy. Ah, dimenticavo... c'è Omar Di Felice, che non ha bisogno di presentazioni.
Il percorso è bello e cattivo, con 24 km e 400 metri di dislivello: non c'è un metro di pianura, non c'è un passaggio che non sia splendido. Fa freddo, e al via tremo come una foglia: mi consolo pensando che correremo di giorno e non di notte, quasi una novità dopo tre gare corse prevalentemente al buio.
Altra novità, sono davvero mal organizzato. Ho dimenticato a casa il borsello con il kit di riparazione e anche il giubbino catarifrangente. Non è da me, elemosino quel che mi serve dagli altri concorrenti e mi preparo per partire.
Pronti via e... niente, il misuratore di potenza non si accende nemmeno. L'ho caricato, ma probabilmente qualcosa è andato storto. Mi rassegno: correrò solo col cardio, cosa che, su 12 ore di gara, equivale a correre a sensazione.
Come se non bastasse mi accorgo subito di non avere le gambe: proprio non ce n'è, e in più i primi 5 tengono un ritmo esagerato. Sulla mia gara, di conseguenza, c'è molto poco da dire: sesto dall'inizio alla fine, resto su tempi mediocri per i primi 8 giri, poi calo un po': il quinto è lontanissimo, il settimo è parecchio staccato. Dopo 12 giri e 10 ore abbondanti di gara sono a un bivio: posso fare un altro giro o fermarmi, comunque sicuro della mia posizione. Fa un freddo cane, e mi fermo. All'arrivo c'è Silvia, che mi ha assistito per tutta la gara passandomi borracce, gel e barrette, e ho solo voglia di un abbraccio caldo.
Per la cronaca vince Fabio Ciot con 15 giri, su Omar, Alessio, Olli e Cesare, tutti a 14 giri. Mentre andiamo verso il ristorante insieme ad Alessio ed Elisa la 24 ore sta continuando, e non li invidio affatto. La lotta è serratissima, e la mattina dopo sono davvero felice di scoprire che a spuntarla è stato Daniele Rellini, su Edward Fuchs e Dejan Jug.
Deluso? No. Stanco? Sì, parecchio. Però non me la sentivo di mancare a quest'ultimo appuntamento, di perdermi l'ultima occasione per vivere l'atmosfera unica di questi eventi. E poi, con questo sesto posto, riesco a difendere il podio nell'
ITTC: terzo, dopo il secondo posto nell'
Ultrafondo Cup. Finita la gara è iniziato quel momento bellissimo di tranquillità e relax, prima di iniziare la preparazione per l'anno prossimo. Il momento giusto per godersi la bici senza stress, magari in compagnia.
A cena, la sera della gara, abbiamo incontrato Olli Korhonen, e scoperto che è sposato con una ragazza di Legnano, quindi spesso è dalle nostre parti. In tempo zero organizziamo un giro tra le vigne e le colline piemontesi, a ritmo turistico, senza fretta e con tante chiacchiere. Bella giornata, alla scoperta degli angoli meno noti delle province di Novara, Biella e Vercelli.
Altri impegni di questo periodo di transizione? Con Silvia ho accompagnato mio fratello Sergio nel suo primo giro oltre i 100km, e negli ultimi giorni ci siamo concessi una gitarella in Emilia, con poca bici e tante città visitate.
Da settimana prossima tornerò ad allenarmi, almeno un minimo: focus sulla palestra, per ora senza grandi carichi. Ma sarà l'inizio della nuova stagione, l'inizio del lungo percorso che mi porterà al grande evento del 2021, alla gara che sogno: la
Race Across Italy.
Per gli amanti delle statistiche ecco i numeri del mio Time Trial - 12 ore, che come sempre trovate anche su
Strava. Purtroppo manca la potenza...
- Distanza: 289,2 km
- Dislivello: 4960 m
- Tempo in movimento:10h44m52s
- Tempo totale: 10h49m04s
- Velocità media: 26,9 km/h
- Frequenza cardiaca media: 141 bpm
- Frequenza cardiaca massima: 179 bpm