Se andate in bici lo sapete bene: ci sono delle strade, delle salite, dei posti, che in qualche modo, col tempo, diventano speciali. Uno di questi, per me, è Calogna, una salita che non ha nulla di particolare, in realtà: 4,5 km al 6,7% per arrivare da Lesa, sulle sponde del Lago Maggiore, a circa 550 metri sul livello del mare. Non è un'ascesa difficile, non ha nulla di epico e nemmeno il panorama è dei più belli, se paragonato agli scorci da cartolina di altre salite, come Comnago e Massino, a nemmeno un km di distanza.
Ma quella di Calogna è stata la prima salita vera che ho affrontato: era il marzo del 2015, mi ero appena iscritto alla squadra amatoriale del mio paese, il Velo Club Sestese, e insieme a Paolo, un neo compagno di squadra ed ex dilettante, stavo pedalando come al solito sulla SS33, per il classico avanti e indietro in riva al lago. "Dai, ti faccio fare una bella salita" mi aveva detto lui, e non mi ero certo tirato indietro; così al fatidico semaforo dopo lo strappetto di Villa Lesa, invece di tirare dritto come ero abituato a fare avevamo girato a sinistra, iniziando a salire.
Forse da quella prima ascesa potevo già capire quale fosse la mia indole ciclistica: invece che attaccare con foga le prime rampe mi ero focalizzato sulla regolarità, sul risparmio energetico. Già da quel momento avrei potuto avere qualche precognizione delle mie future velleità da ultracyclist. O forse, più semplicemente, allora come oggi non ero il tipo di ciclista che ama fatica e sofferenza... Piano piano, pedalata dopo pedalata, ero arrivato in cima, in quasi 25 minuti, non troppo cotto e soprattutto felice come una pasqua.
Da quella prima volta, per me è diventata un must, Calogna. Non disdegno le altre salite, sia chiaro, ma lei è vicina, ha le pendenze giuste per fare i lavori specifici, e poi mi fa sentire a casa. Non dico che sia la mia salita preferita, ma sicuramente è quella che mi mette maggiormente a mio agio: a volte in 20 o 25 minuti, a volte in 15, a volte seguendo le tabelle e a volte per puro piacere, in questi anni l'ho affrontata tante, tante volte, fino in cima o fino a metà, a seconda del momento e dei programmi di allenamento.
Un paio di settimane fa è arrivato il giorno fatidico, quello del mio Calogna completo numero 100 da quel marzo 2015.
Sono cambiate tante cose, in questi 4 anni e mezzo, in questi 100 Calogna. Lavoro, vita, obiettivi sportivi, stati d'animo. Ogni volta, su per quei tornanti, mi sono ritrovato a pensare a mille cose, perché nulla come la bici, con quel ripetersi rituale di movimenti, ti invita a riflettere, a capire, a prendere contatto con te stesso. Piano piano è diventato un posto speciale, Calogna, forse il più speciale, ciclisticamente parlando, e continuerà ad esserlo. Nuova stagione e nuovi obiettivi, nuova vita e nuovi problemi: quando avrò bisogno di pensare, o magari di non pensare, saprò dove andare.