Domenica, alla Mediofondo del Nebbiolo, è successa una cosa che mi ha fatto riflettere.
La gara, come sempre nel Gran Trofeo Mediofondo, consisteva in una scampagnata di circa 90 km, con un tratto cronometrato ai fini della classifica, nello specifico la salita che da Arola porta al passo della Colma, tra il Lago d'Orta e la Valsesia.
A volte può capitare che il sistema di cronometraggio faccia cilecca: succede di rado, ma un atleta può trovarsi senza tempo perché il chip che ha sulla bicicletta non viene rilevato dal sistema. Ancora più di rado può succedere che il tempo sia sbagliato, magari per un errore di lettura del chip. Non avevo mai sentito, però, di un caso in cui il tempo, rilevato erroneamente, fosse plausibile e addirittura permettesse al fortunato ciclista in questione di passare in prima posizione, con pochi secondi di vantaggio sul secondo. Ecco, questo è proprio quello che è successo a me domenica. Ho affrontato il Passo della Colma molto bene per i miei standard: il mio Garmin ha segnato 24 minuti e 28 secondi, un tempo per me decisamente buono. Peccato che, una volta pubblicate le classifiche, il mio 24 e 28 si sia trasformato in un 21 e 54, facendomi risultare in prima posizione assoluta con una ventina di secondi di vantaggio sul secondo.
Appena ho visto il risultato mi sono fatto una risata, sono andato al tavolo dei cronometristi e ho spiegato che erano stati un po' troppo buoni con me. Nel giro di qualche minuto il mio tempone si è ridimensionato, e la mia prima posizione si è trasformata in una più veritiera diciottesima.
Non mi aspettavo, però, quanto accaduto dopo. Parecchi dei miei "avversari" (le virgolette sono d'obbligo) mi hanno fatto i complimenti e addirittura ringraziato per l'onestà. Sono rimasto in po' interdetto quando uno di loro mi ha detto che molti altri non avrebbero fatto come me. Veramente? mi sono chiesto, e pesandoci bene, purtroppo, la risposta è sì.
Sul subito ho archiviato la cosa, e mi sono goduto il post gara, dato che la quarta posizione di categoria mi dava accesso all'ultimo posticino tra gli atleti premiati. Poi, a casa ho ripensato a quanto successo.
La prima considerazione che ho fatto è che non credo di essere stato onesto. Credo che sia normale non rubare un piccolo momento di festa a chi se lo merita più di me: al massimo sarebbe stato disonesto fare finta di niente.
Ma c'è dell'altro: se non ho fatto finta di niente è stato perché ero già più che soddisfatto della mia gara. E se fosse andata male? mi sono chiesto, se avessi chiuso cinquantesimo con un tempo di mezz'ora? Beh, sarebbe stato lo stesso. Sarei stato comunque soddisfatto e sereno. Fare sport per me è come costruire una casa: ci sono gare che rappresentano un piccolo mattoncino e gare con cui costruisco un'intera parete; allenamenti che valgono quanto una trave portante e sedute che rappresentano poco più di una piastrella. Anche quando le cose vanno male, anche quando sbaglio, quando cado, quando mi faccio male, cerco di imparare qualcosa: si tratta sempre di costruire, mai di demolire.
Ogni mio risultato, buono o cattivo, lo vivo come una conquista, come un altro tassello del puzzle, compreso questo 18°ass. - 4°M2, come ho scritto, con un pizzico di orgoglio, su Strava.
In definitiva, ancora una volta, posso dire di essere una persona fortunata: mi viene naturale vedere il lato positivo delle cose, mi riesce bene lavorare per essere sereno. Forse non avrò i watt necessari per vincere una gara e sicuramente sono ancora un pivello nel mondo dell'ultracycling, ma quanto a serenità e atteggiamento positivo sono davvero al top.
Allenarsi e competere nell'ultraendurance mi ha dato un grande boost, da questo punto di vista: se ti trovi ad affrontare una salita con pendenze in doppia cifra dopo 500km, sveglio da 24 ore, magari al freddo e sotto l'acqua, un solo pensiero negativo sarebbe sufficiente a farti dire Basta, mollo tutto e torno a casa! Ogni km fatto, invece, ogni metro guadagnato, ogni pedalata in più, devi riuscire a goderteli come fossero piccole vittorie.
Perché è vero che raggiungere i propri obiettivi rende felici, ma è più vero il contrario: se vuoi farcela, devi prima imparare ad essere felice.
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