Alla fine il momento del primo vero lungo è arrivato. In gergo un allenamento come quello di questa domenica si chiama crash training: una sessione che alza di molto l'asticella e che è capace di provocare un vero e proprio shock. Se seguito da un adeguato periodo di recupero, un allenamento del genere dovrebbe farti fare un bel passo avanti nella preparazione.
A leggere queste cose si capisce che la teoria la conosco bene: è la pratica quella che mi manca. Perché, anche se non sono nuovo a queste distanze, mettermi in sella con l'idea di stare in bici per 12 ore mi fa ancora correre un brivido lungo la schiena. Sono molto lontano da certi atleti con cui mi è capiato e mi capiterà di gareggiare: gente che a questo punto dell'anno ha macinato 6-7000km, con decine di uscite oltre i 250. Io sono ancora a poco meno di 4000km, con solo 4 sessioni sopra i 200: niente male, ma chi va forte davvero è su un altro pianeta.
In ogni caso domenica mi sono messo in bici, alle 6 del mattino, e ho chiuso il mio allenamento alle 19 e 15. Poteva andare meglio, poteva andare peggio. Sicuramente non mi è capitata una giornata facile, con temperature sotto zero per le prime ore e una condizione non proprio riposatissima, al termine di una settimana con poche ore in bici, ma parecchi lavori ad alta intensità.
E poi mi sono reso la vita difficile... Ho iniziato con una sessantina di km in pianura verso l'Alto Milanese, dove faceva ancora più freddo e dove ho tenuto per forza di cose una media parecchio bassa rispetto al previsto. Sulle basse colline tra varesotto e comasco le cose non sono andate meglio, e ho iniziato a scaldarmi solo salendo verso l'Alpe Tedesco, che ho affrontato da un versante inedito e parecchio duro. Poi tanta collina, con molti strappi antipatici, primo tra tutti quello di Morosolo.
A metà allenamento o poco più la traccia che avevo preparato ripassava da casa: pranzo veloce, recupero scorte di gel, barrette e maltodestrine, e via, dopo 30 minuti spaccati. Ancora colline, con tanti falsipiani (non facili da trovare dalle mie parti), la valle del Teresa (freddissima) e tre salite culminate con il Villaggio Olandese in una variante molto più dura di quella che scelgo di solito. Tra il 200° e il 240° km ho avuto un momento di leggera crisi, ma poi le cose sono andate meglio, soprattutto sul finale, col tramonto in riva al lago.
Mi sono passati per la testa tanti pensieri, positivi e negativi: le prime ore al freddo non sono state affatto facili e hanno condizionato molto il resto del giro, ma alla fine non posso lamentarmi. Come sempre, una volta arrivato a casa, ho pensato che, se fossi stato alla Race Across Italy, avrei avuto davanti altri 475 km... Ma a pensarci bene, viste le difficoltà che ho superato in questi 300, mi viene in mente la frase di Mel Brooks in Frankenstein Junior: "Sì può fare!!!"
PS: come sempre trovate questo e tutti i miei allenamenti su Strava!
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