venerdì 21 dicembre 2018

Tra ghiaia e moda: il fenomeno gravel non è come gli altri


L'altra mattina YouTube mi avvisa di un nuovo commento di un utente sotto al video I 9 motivi per cui ho comprato una gravel-bike. Vado a leggerlo: il tizio in questione, nickname Edo, suggerisce una motivazione in più: "10) sono un fighetto e il marketing, ancora una volta, ha fatto breccia". Non ci metto molto a rispondergli che sì, in effetti sono un fighetto e il marketing mi piace pure, quindi probabilmente sono anche una brutta persona, ai suoi occhi. Poi però ci ragiono un po', sul marketing e sul fenomeno gravel, e adesso vi spiego perché credo che questa moda sia diversa dalle altre.
Prima cosa: Edo sottintende che la filosofia gravel sia stata pompata dalla pubblicità, e questo è sicuramente vero. Ora: il marketing non è una novità, e non lo sono nemmeno quelli che disapprovano l'inventiva, l'abilità e la creatività di chi si occupa di vendere, snobbando le migliaia di persone che con la pubblicità ci campano, come con qualsiasi altro lavoro. Beati loro.
Seconda cosa (quella più importante): dietro ad ogni moda c'è sempre un prodotto, ed è la validità del prodotto a determinare successo e durata di quel trend. A fine '800 i manifesti murali promuovevano dei trabiccoli a due ruote dotati di pedali, e in molti sicuramente avranno gridato all'ennesima moda passeggera. Invece, a distanza di un secolo e passa, le biciclette le usiamo ancora; e se siamo qui a parlarne è proprio perché il prodotto era valido. Al contrario, pensate Google Glasses. Chi se li ricorderà tra vent'anni? Nessuno, perché nonostante l'enorme campagna di marketing, non erano un prodotto valido.
Ecco, secondo me la gravel, intesa sia come tipologia di bicicletta che come filosofia, non è solo un prodotto valido: è soprattutto un prodotto che trova la sua validità nell'essere concettualmente molto lontano dalla gran parte dei trend ciclistici degli ultimi vent'anni. Vi spiego perché con un altro esempio di flop: le Fat Bike. Bici che hanno goduto di tre o quattro anni di fortuna globale, ma che in origine erano pensate per muoversi su sabbia e neve. Un prodotto estremamente settoriale, quindi, pensato per un uso molto specifico, esteticamente accattivante ma ben poco adatto a qualsiasi uso "normale". Il mondo della bici, da decenni, si muove proprio così, proponendo prodotti sempre più specifici per creare nuove nicchie di mercato. La bici da strada si è evoluta in modelli da salita, endurance, aero, all-arounder, mentre le mountain bike, in pochi anni, si sono trasformate in XC, trial, enduro, downhill, hard-tail o biammortizzate. Lasciamo perdere poi, il mondo della componentistica, che solo tra i tipi di ruote c'è da perdere la testa.
Tutta questa premessa è per arrivare a dire che la gravel, come bici e come filosofia, è l'esatto opposto di tutto ciò. È una bici che va bene per fare tutto: strada o sterrato, lunghi viaggi o tragitti urbani, gare di ciclocross o passeggiate domenicali. È una bici che nasce cheap, robusta ed economica, ma che può anche essere ricercata e fighetta. Può piacere al rude boscaiolo come al fashion blogger. È il contrario di una nicchia di mercato.
Anche la filosofia gravel sembra diversa dalle altre, perché è inclusiva anziché esclusiva. Bici in acciaio recuperate e riadattate, marchi sconosciuti e grandi case produttrici, mezzi da 700€ e da 7000, manubri dritti, manubri drop, manubri di ogni forma e dimensione, va bene tutto e tutto è bene accetto negli eventi gravel. Lo stesso vale per le persone, perché a questo nuovo fenomeno si avvicinano bikers esperti, granfondisti, neofiti indecisi, randonnèur, turisti da lunghe distanze e gente che cerca semplicemente un mezzo per spostarsi da casa al lavoro. La gravel alla fine è la bicicletta che torna alle origini, a quando una bici era solo una bici e ci facevi di tutto; non per niente, anche a livello di geometrie, molti modelli ricordano da vicino le biciclette dei tempi di Coppi e Bartali, quando le salite non erano asfaltate e le tappe del Giro d'Italia erano lunghe 300 km.
Certo, direte voi, ma adesso stanno già inventandosi coperture specifiche da gravel, abbigliamento specifico, sospensioni specifiche, è tutto un marketing, tutto un modo per far soldi. Io dico che mi va benissimo se c'è più scelta, se posso spaziare tra un sacco di soluzioni e prodotti diversi, se posso approntare la mia gravel-bike per ogni evenienza. E dico anche che non c'è nulla di strano nel fatto che la gente se li inventi, questi prodotti specifici, perché di qualcosa dovrà pur campare. Non sono snob.
La gravel, nella sua concezione resta un mezzo semplice, versatile, personalizzabile, buono per tutti gli utenti e per tutti gli usi. Ed è per questo che, vedrete, sarà tutt'altro che una moda passeggera.
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9 commenti:

  1. Ciao, l'articolo è molto interessante. Sono d'accordissimo con te su tutto, soprattutto sulla possibilità di utilizzare un solo mezzo in modo così trasversale. Credo sia davvero bello avere una bici che si ponga come "comune denominatore" tra diverse categorie di ciclisti.
    P.S: E' molto bello anche il tuo video sui consigli per evitare incidenti su strada. Continua così!

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    1. Grazie!!! Quello che mi piace di più è proprio l'idea di inclusività della gravel. Una bici che va bene per tutti e per tutte le occasioni. 😊

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  2. Sono d'accordo anch'io sull'universalità delle gravel ma in parte, infatti sfido chiunque a sfoggiare su strada un mezzo magari "segnato" a seguito di un'uscita su sterrato e/o fango....e comunque anche i soli 2 kg in piu, nella migliore delle ipotesi, su strada si fanno sentire, soprattutto se si è in gruppo con altri compagni non muniti di gravel

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    1. Verissimo. In termini di prestazione una gravel non eccelle quasi su nessun terreno. Però se la cava bene dappertutto, al contrario delle altre bici. E in fondo non nasce come mezzo per inseguire le prestazioni, quindi non credo abbia molto senso paragonare le sue prestazioni con quelle di una bici da strada. Sono filosofie diverse e mezzi pensati per usi diversi. Penso che la cosa migliore sia apprezzarli per quello che sono.

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    2. Sono d'accordo con Mario. La gravel sarà anche più pesante di una bdc, ma: 1) permette di raggiungere posti dove una bdc non andrebbe mai e chi acquista questo genere di bici lo sa bene; 2) pur pesando qualcosina in più, permette comunque di raggiungere velocità rispettose; 3) adattandola, si può utilizzare in più situazioni, anche stradali. Scrivo questo messaggio solo per esprimere un'opinione. Non voglio offendere nessuno.

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  3. Sono un operaio rude ho un ferro di oltrec20 anni mi diverto un mondo per valli e pinete della mia zona cia fighetto

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  4. Bell'articolo, per chi come me dopo anni di mtb la Gravel ti apre il mondo dei lunghi senza l'ansia della strada con le macchine pronte a falciarti...

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    1. Idem per me che arrivo dalla strada, ogni tanto poter pedalate senza rischiare la vita è davvero piacevole... 👍🏻

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