lunedì 8 ottobre 2018

GF Tre Valli Varesine, ovvero: chiudere in bruttezza

Granfondo numero 14, ultima di un'annata fantastica, qualificazione per i Campionati del Mondo, sulle strade di casa: ci sarebbero tutte le permesse per chiudere la stagione agonistica in bellezza, ma io ho scelto di chiuderla in bruttezza, con una prestazione così scarsa che è quasi imbarazzante.


A dire la verità non sono le prestazioni che mi interessano, oggi: dopo due settimane al mare, senza neanche toccare la bici, non posso pretendere nulla dalle mie povere gambe, così preferisco godermi le nostre colline e i nostri laghi, oltre agli ultimi km con i tanti amici Rodman prima della pausa invernale. 


Al terzo anno la macchina organizzativa della GF varesina è rodata, ed è un piacere che in una gara che sento un po' mia (abito a 20 km da qui) le cose girino per il verso giusto. Dopo i grossi problemi del 2016,  la Tre Valli amatoriale ha fatto un salto di qualità notevole con l'ingresso nel circuito UCI Granfondo World Series, e con questa terza edizione ha ulteriormente alzato l'asticella. Perfetta la location in centro città, con un bel village, e buona la chiusura del traffico, migliorabile solo negli ultimi km, sulla salita finale. Altra nota positiva, sottolineata da molte persone con cui ho parlato, l'asfalto in ottime condizioni.

Ma veniamo alla mia strabiliante performance...


Il percorso è abbastanza veloce ma quasi senza un metro di pianura, con il lungo da 130 km e 2000m di dislivello. Piccola variante rispetto allo scorso anno il bellissimo ciottolato di Roggiano. La partenza è per categorie e a scaglioni, come sempre nelle gare UCI (il regolamento lo spiego in questo video), e come al solito parto benissimo. Per i primi 5 km sto nelle prime 30 posizioni del gruppo, poi arriva il falsopiano della Valganna ed è come prendere un muro in faccia. Gambe di legno, fiato corto e una sensazione simile a quella di un dopo sbronza di quelli pesanti.  Incredibile come in 15 giorni la forma cali a picco. Sulla salita dell'Alpe Tedesco torno vagamente in me e da lì in poi faccio una gara come tutte le altre, a parte che appena la strada sale sono piantato. Per dire, l'Alpe Tedesco la faccio in 19 minuti abbondanti, quando un paio di mesi fa, in un giro stile gita domenicale, l'ho fatta senza impegnarmi troppo in poco più di 17 minuti. Anche per tutto il resto della gara la situazione non cambia: Ardena, Montegrino, Villaggio Olandese e Brinzio li passo tutti a chiacchiere Gabriele e qualche altro avversario. Visto che le gambe non ci sono, tanto vale socializzare. Non sono affaticato né stanco, è proprio che non ne ho,in più a 15 km dall'arrivo mi cade la catena, perdo l'ottimo gruppo a cui mi ero accodato e chiudo a meno di 30 di media, con malcelata mestizia ma comunque con sorriso, dopo così tante gare, tutte portate a termine. I watt non ci sono, insomma, ma la testardaggine sì!
Ma basta parlare di chi va piano. C'è da fare i complimenti a chi va forte, e i compagni di squadra che si sono qualificati per i Campionati del Mondo Granfondo 2019 di Poznan meritano di essere nominati uno a uno: Andrea Natali (vincitore tra gli M 34/39), Fabio Scaglia, Marco Flamigni, Enrico Barotti, Pietroluigi Prina, Ivan Bersanetti, Alessandro Pacitti, Paolo Marinetti, Mirko Ziggiotti e Federico Fenoglio. A loro spetterà l'onore di difendere la maglia azzurra in terra polacca. 

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