Quando suona la sveglia sono un po' triste, perché il mio viaggio sta per finire, e un po' preoccupato, perché non so se le gambe ce la faranno a portarmi a casa, dopo i 190 km di ieri.
Alle 7:45 sono in sella, dopo la splendida colazione offerta dai gentilissimi titolari del B&B dove ho alloggiato, e mi avvio piano piano verso Casale Monferrato. In teoria dovrei arrivare a casa entro l'una, perché alle 14:30 ho l'esame scritto di un concorso in quel di Rancio Valcuvia (dovrò pur trovarlo, prima o poi, un lavoro...), ma sono pessimista sulla possibilità di arrivare in tempo.
Ho scelto la via più breve, per questo quarto giorno: 100% asfalto (di sterrato ne ho fatto abbastanza ieri!), passando per Vercelli e le colline novaresi. Già sulla salita verso Camagna mi sembra di stare abbastanza bene, anche se continuo mordere il freno. Prima di Casale faccio una breve pausa caffè, e anche quando riparto sembra tutto ok. Provo a spingere un po', e le gambe rispondono bene, così ci prendo gusto. Nel giro di una decina di minuti nella mia mente il viaggio di ritorno si è già trasformato in una sfida: tornare in tempo per il concorso, anzi di più, vedere quanto riesco a spingere dopo i 430 km percorsi negli ultimi 3 giorni, con una bici stracarica da portarmi appresso, con un sacco di off-road e una delle manifestazioni gravel più toste d'Italia nelle gambe.
Non esagero, certo, ma sugli infiniti stradoni della bassa Alessandrina, Vercellese e Novarese mi metto a 28-30 all'ora fissi, sempre in bilico tra la Z1 e la Z2, stando al cardiofrequenzimetro. E allora succede una cosa strana e bellissima, di quelle che solo chi ha un po' di dimestichezza con gli sport di endurance può capire: più pedalo e meno sono stanco, più spingo e meno faccio fatica.
I paesi e i paeselli scorrono via veloci, le risaie verdissime sono uno spettacolo. Supero Vercelli, faccio una tappa veloce a San Nazzaro Sesia, a Suno mi accorgo di essere in netto anticipo, e trovo il tempo anche per salutare fratelli e genitori, che abitano da quelle parti. Arrivo a casa alle 12:20. 116 km in 4 ore e 20, a 26,6 di media, che sono pochi in generale ma non così pochi per me, con 18 kg tra bici e bagagli, copertoni da 38mm e centinaia di moscerini spiaccicati in faccia.
Dopo essermi riempito gli occhi delle bellezze del Monferrato, dopo una Monsterrato all'insegna della collaborazione e dell'amicizia, oggi mi sono goduto il piacere solitario della sfida con me stesso, e tutte quelle sensazioni che provi solo dopo tanti, tanti km.
C'è stato tutto quello che doveva esserci, in questo viaggio, e da questa esperienza ho ricavato più di quanto sperassi. Perché quando sei da solo, in mezzo alle risaie, trovi il tempo per pensare, per riflettere, per capire tante cose che non hai avuto modo di capire prima. Non importa se fai il giro del mondo o se come me vai solo in Monferrato: un viaggio ti lascia sempre qualcosa, ti fa sempre crescere, è sempre, in qualche modo, un rito di passaggio; e di riti di passaggio un po' ne ho bisogno, adesso che sto cambiando lavoro, adesso che sto cambiando vita.
Un consiglio per tutti quelli che vorrebbero partire, ma che sono indecisi: fatelo. Fatelo perché viaggiare in bici è un'esperienza bellissima, fatelo perché non è affatto difficile, fatelo perché è utile, e fatelo perché la vita è una sola, ed è il caso di riempirla di cose belle.
I numeri della mia avventura? Ecco i gran totali:
4 giorni (75h25m per la precisione)
546,44 km totali
170 km di sterrato
3451m di dislivello
25h39m in sella
Divertimento... non quantificabile!
Per la cronaca, sono arrivato in tempo al concorso e ho pure passato gli scritti. Mi sa che tra un po' mi toccherà ricominciare a lavorare davvero...
Nessun commento:
Posta un commento