Il mio nuovo lavoro da Agente di Polizia Locale mi porta spesso a partecipare a varie cerimonie pubbliche, in rappresentanza del Comune per cui lavoro. Questa domenica mi sono ritrovato a portare il Gonfalone alla cerimonia commemorativa di una battaglia della Seconda Guerra Mondiale di cui, a dire il vero, non avevo mai sentito parlare: la Battaglia di San Martino.
Fino a pochi giorni fa per me San Martino era solo una salita da affrontare in bici, e nemmeno di quelle facili: una decina di km molto irregolari, con rampe oltre il 15% e, proprio in cima, una chiesetta e un paesaggio idilliaco.
Domenica invece ho scoperto che nemmeno 80 anni fa, intorno a quella chiesetta, sui versanti di quel monte che ho scalato in sella alla mia bici, si è svolta una battaglia cruenta. Ho scoperto che a pochi metri da dove ho pedalato con spensieratezza, preoccupato al massimo per cadenza e wattaggi, sono morti 38 ragazzi come me, ragazzi che invece di godersi il paesaggio e pensare alla prossima gara combattevano per la libertà contro i nazifascisti.
Tra quei partigiani c'erano persone di ogni tipo, con idee molto diverse: democristiani e comunisti, socialisti e monarchici, uniti dalla consapevolezza che soltanto in un mondo libero avrebbero potute esprimerle, quelle idee.
Mi sono commosso, alla cerimonia di commemorazione, perché a un certo punto mi sono reso conto che intorno a me c'erano persone proprio come quei soldati: di destra e di sinistra, atei e cattolici, italiani e non. Persone diverse, ma insieme.
Mentre la banda suonava ho pensato parecchio a me, alla mia vita: se oggi posso pedalare spensierato su e giù per le montagne, se posso vivere la mia vita affettiva e sentimentale come meglio credo, se posso dire quello che mi pare e scrivere queste righe, è anche grazie a chi si è sacrificato tre quarti di secolo fa.
Dovremmo pensare più spesso a queste cose, non dimenticare che la terra sotto alle nostre ruote è stata teatro di scontri ed orrori, di gesti eroici e sacrifici. Dovremmo rammentare che la libertà non è una condizione al contorno, che va difesa.
Dedicare un attimo di tempo al ricordo dei nostri caduti non costa nulla. Magari ci permetterà di apprezzare un po' di più ciò che abbiamo, di lamentarci un po' meno di quelli che chiamiamo problemi e che in realtà sono soltanto minuscole scocciature, godendoci con la giusta consapevolezza una salita alpina.
Tra quei partigiani c'erano persone di ogni tipo, con idee molto diverse: democristiani e comunisti, socialisti e monarchici, uniti dalla consapevolezza che soltanto in un mondo libero avrebbero potute esprimerle, quelle idee.
Mi sono commosso, alla cerimonia di commemorazione, perché a un certo punto mi sono reso conto che intorno a me c'erano persone proprio come quei soldati: di destra e di sinistra, atei e cattolici, italiani e non. Persone diverse, ma insieme.
Mentre la banda suonava ho pensato parecchio a me, alla mia vita: se oggi posso pedalare spensierato su e giù per le montagne, se posso vivere la mia vita affettiva e sentimentale come meglio credo, se posso dire quello che mi pare e scrivere queste righe, è anche grazie a chi si è sacrificato tre quarti di secolo fa.
Dovremmo pensare più spesso a queste cose, non dimenticare che la terra sotto alle nostre ruote è stata teatro di scontri ed orrori, di gesti eroici e sacrifici. Dovremmo rammentare che la libertà non è una condizione al contorno, che va difesa.
Dedicare un attimo di tempo al ricordo dei nostri caduti non costa nulla. Magari ci permetterà di apprezzare un po' di più ciò che abbiamo, di lamentarci un po' meno di quelli che chiamiamo problemi e che in realtà sono soltanto minuscole scocciature, godendoci con la giusta consapevolezza una salita alpina.
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