Alla fine è passato un anno. Un anno dall'inizio della pandemia, un anno in cui morti e crisi economica hanno messo in secondo piano, giustamente, cose come la bici.
Iniziare la nuova stagione con determinazione non è stato facile: perché investire energie fisiche e mentali in un piano di allenamento quando c'è così tanta incertezza?
Tutto sommato ho resistito bene allo stress da covid: non ho mollato il colpo e la preparazione per la Race Across Italy è in dirittura d'arrivo, con le gambe che iniziano a girare bene. Ancora non ci sono certezze sulla possibilità di disputare la gara clou dell'anno, ma sono ottimista.
Nel frattempo è praticamente certo che le altre gare in programma, quelle del GT Mediofondo, si faranno: come gare di interesse nazionale sono al riparo da eventuali cancellazioni, ma non essendo eventi di caratura internazionale come la RAI (che qualifica per la Race Arcoss America ed è Campionato Europeo 500 miglia), non sono soggette alle regole davvero stringenti di questi eventi. Dovrei riuscire a partecipare a 6 o 7 prove del Gran Trofeo, e poco importa se queste gare non sono tra quelle prioritarie nel mio calendario: tornare ad attaccare il numero sarà comunque bellissimo.
Domani, poi, arriva il vaccino: a mezzogiorno farò la prima dose di Astrazeneca. Sono rimasto molto stupito dalla reazione emotiva che ho avuto dopo la telefonata che mi annunciava l'appuntamento: un mix di euforia e gioia che non mi aspettavo proprio. Perché, in un certo senso, questo è il primo passo verso una nuova normalità: una luce in fondo al tunnel.